Palazzina Diedo
Nella facciata di questo palazzo risalente ai primi decenni del Cinquecento, in cotto a faccia-vista, spicca il balconcino in pietra d’Istria. All’interno, un ampio atrio e varie sale testimoniano l’originaria struttura del tipico palazzetto veneziano di XV-XVI secolo: questo armonico edificio rinascimentale fu difatti di proprietà della famiglia veneziana Diedo, la cui arme è ancora posta nell’arco dell’ingresso. Il palazzo fu teatro di uno dei fatti di sangue più efferati della storia cittadina: la famiglia Diedo si estinse quasi completamente quando, nella notte del 29 gennaio 1576, Girolamo Rasponi guidò una spedizione punitiva volta a vendicare un mancato matrimonio tra una sua sorella e un Diedo. Sette membri dei Diedo furono massacrati, mentre tre si salvarono per cause fortuite. (; perfino uno dei vicini,). Nonostante l’allarme diffuso in città, la banda dei cinquanta assassini si ritirò indisturbata, cantando, grazie al timore reverenziale che la cittadinanza provava nei confronti dei potenti Rasponi. Un vicino, Cristoforo Morigi fu colpito e ucciso da uno di loro mentre passavano davanti alla sua casa nella vicina via Gioacchino Rasponi, solo perché si era azzardato ad uscire sulla porta per vedere cosa era successo. Pochi giorni dopo, tuttavia, il Presidente della Romagna giunse a Ravenna e punì i Rasponi con un esilio di quattordici anni dalla città, mentre diversi esecutori del crimine furono catturati e condannati a morte. La dimora ravennate di Girolamo Rasponi (forse collocata nei pressi di Palazzo Vitelloni) fu fatta radere al suolo e, si dice, il terreno fu cosparso di sale onde bandire ogni futura costruzione. Palazzo Diedo è stato a lungo disabitato e adibito a magazzino, in quanto ritenuto infestato da fantasmi. A partire dall’Ottocento passò a diversi proprietari e fu più volte restaurato.
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