Biblioteca Classense, già monastero Camaldolese
Nel 1512 l’esercito francese e gli alleati Estensi vinsero la Lega Santa di Giulio II e degli spagnoli nella sanguinosa ‘battaglia di Ravenna’. I saccheggi seguiti non risparmiarono il monastero camaldolese che sorgeva nei pressi della basilica di S. Apollinare in Classe: nel 1515 i monaci costruirono una nuova sede in città, progressivamente ampliata. Il complesso conta due chiostri, un refettorio (introdotto da un vestibolo, entrambi del tardo XVI secolo) detto dal 1921 ‘Sala dantesca’ per ospitare le annuali Lecturae Dantis, l’antica sacrestia (attuale Sala Muratori), la Manica Lunga (ora spazio espositivo), il Corridoio Grande (del XVII secolo, con gli affreschi di Giovanni Battista Barbiani e la grande pianta di Ravenna del 1903 di Gaetano Savini) e l’originaria “Libreria”, l’Aula Magna, commissionata da Pietro Canneti, abate del monastero di Classe dal 1704, realizzata tra 1707 e 1714 e ulteriormente ampliata con le Sale Superiori dagli anni ’60-’70 fino alla fine del XVIII secolo. Pietro Canneti, intellettuale, erudito, bibliofilo e padre della Biblioteca realizzò una raccolta libraria che divenne la prima – e l’unica, nel Settecento – biblioteca strutturata e formalizzata della città, vero e proprio punto di riferimento per la cultura locale. Divenuta comunale nel 1803 con la soppressione napoleonica degli ordini religiosi, la Biblioteca Classense raccoglie oggi quasi un milione di documenti. Nel 2011 è stata profondamente rinnovata nell’organizzazione degli spazi e dei servizi con l’apertura al pubblico di nuove sale adibite al prestito e alla lettura. Le collezioni vantano codici antichi, tra i quali l’unico comprendente tutte le undici commedie superstiti di Aristofane, quello del Canzoniere e trionfi di Petrarca contenente un disegno attribuito al Botticelli, raffinati Libri d’Ore; importanti incunaboli; cartografie, incisioni, disegni e trattati scientifici, in particolare in edizioni settecentesche; una cospicua raccolta di edizioni dantesche e di pubblicazioni riguardanti il poeta, per la maggior parte provenienti dall’acquisto della collezione Olschki (1905); tra i fondi speciali i manoscritti di Lord Byron e le collezioni appartenute a C. Morigia, L. Rava, C. Ricci, M. Valgimigli. Di grande importanza è la collezione antica con edizioni dei secoli XV-XVIII e circa 750 manoscritti, di cui la metà è databile tra il X ed il XVI secolo.
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