Palazzo Grossi
In questo palazzo di proprietà della famiglia Grossi, abitò Cesare Grossi che, come capitano di fanteria, combatté con l’esercito di Venezia conquistando, nel 1509, la città di Pavia riportandone, come trofeo di guerra, alcune parti delle antiche porte di bronzo trafugate dai pavesi a Ravenna. Questi cimeli furono fusi, successivamente, per realizzare, tra l’altro, la cancellata della Cappella della Madonna del sudore e per la rifusione della campana della torre comunale. L’unica valva rimasta fu restituita a Pavia, nel 1877, in segno di riconciliazione.
Il palazzo conserva, nella facciata principale, il portone posto su tre scalini, i davanzali delle finestre in sasso, sostenuti da mensole cinquecentesche in forma di teste tutte diverse. Un ampio portone laterale, che dava accesso a un cortile, fu demolito all’inizio del XX secolo per far posto a un nuovo edificio; sopra l’arco era un busto marmoreo che ritraeva Cesare Grossi. Dai Grossi il palazzo passò poi ai Monaldini, che già possedevano le case adiacenti in Via Serafino Ferruzzi (Vedi Palazzo Monaldini) e nel 1917 a Giovanni Pollini, proprietario della Tipografia Ravegnana che per molti anni stampò “Il Ravennate”, quotidiano di ispirazione liberale molto apprezzato in Romagna.
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