Palazzo Rasi, già Donati e Pignatta
La ricostruzione storica delle vicende legate a questo elegante palazzetto è stata possibile grazie a una serie di disegni dell’edificio realizzati nel 1791 e presenti nell’archivio familiare degli attuali proprietari, la famiglia Rasi.
Nel suo aspetto odierno l’edificio si presenta nelle forme volute alla metà del XIX secolo quando venne interessato da un radicale restauro che ne modificò interamente l’aspetto esteriore. L’origine di questo edificio si può ricondurre al XVI secolo quando la potente famiglia Pignatta edificò una prima residenza. Testimonianza di questo primo edificio è rintracciabile ancora oggi in alcuni ambienti delle cantine. Un ulteriore intervento radicale del fabbricato dovette avvenire nel corso del XVII secolo quando si decise di interrare gran parte del piano terreno trasformando, di conseguenza, quello che doveva essere il primo piano nell’attuale piano di calpestio del piano terreno; a questo periodo si deve ascrivere anche l’innalzamento di un ulteriore piano dell’intero fabbricato come si ricava dal disegno del prospetto realizzato da Gaetano Bruni nel 1791.
Verso la fine del XVIII secolo, e più precisamente tra il 1780 e il 1790, l’intero palazzo venne venduto dall’ultima discendete della famiglia Pignatta, la nobildonna Elisabetta vedova Anziani, a Francesco Donati che predispose alcuni piccoli miglioramenti.
In seguito, probabilmente alla metà del XIX secolo, si volle modificare l’intera facciata, ampliando la porta d’accesso su via Mazzini e rendendo più nobile l’ingresso. Nel corso di questo radicale intervento si realizzò anche il portale in pietra d’Istria con mascherone come chiave di volta e si realizzò il balcone sorretto da quattro mensoline e chiuso da una ricca ringhiera in ferro battuto forse recuperata da un altro edificio più antico. Nel corso di questa modifica l’antico monogramma cristologico che era posto al di sopra dell’antica porta d’accesso venne trasferito nella parte superiore in corrispondenza della fascia su cui si aprono le finestrelle del solaio che in questo intervento vennero modificate da tonde a quadrate.
Nel suo aspetto in stile neo-rinascimentale è probabile che questo intervento di restauro sia stato fatto dall’ingegner Romolo Conti.
Nel 1893 l’intero palazzo venne acquistato dall’avv. Carlo Rasi. Durante i bombardamenti su Ravenna l’edificio venne seriamente danneggiato in due momenti: un primo ordigno cadde il 23 luglio 1944 danneggiando la parte posteriore e il cortile, a distanza di un mese, il 25 agosto, una seconda bomba cadde all’interno del palazzo; nonostante questi seri danni l’intera facciata si preservò, mentre gran parte degli ambienti interni e il corpo fabbrica posteriore andarono distrutti.
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