Santa Chiara, ora Teatro Rasi
IX secolo, ricostruzione del XVIII
La chiesa di Santo Stefano qui dicitur in fundamenta (regis), impostata su strutture del V secolo forse pertinenti al palazzo imperiale, è nota a partire da una bolla di Pasquale I dell’inizio del IX secolo. Non molto è noto dell’edificio originario. Nel 1250 una comunità di clarisse, tra cui la famosa Chiara da Polenta, vi fondò un monastero, restaurando in quell’occasione anche la chiesa, la cui nuova consacrazione avvenne nel 1311 da parte dell’arcivescovo Rinaldo da Concorezzo. Al presbiterio del nuovo edificio apparteneva un ciclo di affreschi del secondo decennio del XIV secolo, inizialmente attribuiti a Giotto, considerato l’opera della piena maturità espressiva di Pietro da Rimini: le pitture rappresentano la storia della Salvezza, gli Evangelisti e i Dottori della Chiesa. Tali affreschi, staccati negli anni ’50 per proteggerli dalle sfavorevoli condizioni ambientali della chiesa, si trovano ora restaurati presso le sale del Museo Nazionale. La chiesa fu quasi completamente ricostruita verso la fine del Settecento, insieme all’adiacente monastero, su disegno di Camillo Morigia. Dagli ultimi anni del XIX secolo l’edificio fu concesso all’Accademia Filodrammatica e convertito in teatro, intitolato dal 1919 all’attore ravennate Luigi Rasi. Chiuso per un lungo periodo (1938-62), il teatro fu riconsegnato alla popolazione e agli spettacoli nel 1970 ed è tuttora in attività.
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